Harmony Korine: Spring Breakers

Nasce una nuova rassegna di Risekult Movie, su tematiche generali dell’uomo e dei suoi principi esistenziali, un nuovo progetto che mira a raccontare il quotidiano, in maniera puramente personale, allo scopo di analizzare con una serie di 5 film, per ogni argomento, la vita e il suo stravolgimento. Un tema importante e generico, l’esistenza, rappresentata nella sua vacuità apparente. Una destrutturazione degli status symbol e  lo svago come unico baluardo di un’esistenza effimera e contaminata dall’imposizione di chi probabilmente, non può concepire l’essenza effettiva di questo reale, o almeno, non comprenderne il senso assoluto. Spring Breakers di Harmony Korine (2012) in concorso al leone d’oro per il Festival di Venezia è un film che prima di tutto rappresenta la società, quella bistrattata dall’ipocrisia delle nuove generazioni di montanari alla ricerca del senso della vita nella natura, quella che apparentemente non dovrebbe aver valore, ma solo superficialità e scempio, quella che non raffigura la vera essenza della vita di tutti i giorni. Il film di Korine, racconta il nulla, la realtà apocalittica che fa l’occhiolino a questa nuova integrazione tecnologica, facendoci trasportare in un’onirica surrealtà: un videoclip di MTV, come quelli da rap americano: dove la promiscuità del sesso e il non sense, sono ripresi e scanditi al rallenty, dall’utilizzo di armi di qualsiasi tipo, di cui ne viene ostentata la potenza. Ma l’estro registico di Korine, rende l’idea, che il paradosso ostentato non è poi così tanto estremo e fatiscente, se rapportato ad una realtà come quella odierna. Quindi la regia è tutt’altro che casuale e stereotipata, è lucida e coscienziosa sulla materia trattata. Infatti, tutto quello che viene riportato è solamente “l’amore puro” del regista. Nel suo senso più radicale. Korine ne è a conoscenza, e il suo tratto distintivo è l’esserne parte integrante e attento osservatore. Quei rallenty di seni scoperti, o sulle danze alcoliche, con il sottofondo di Skrillex (noto artista musicale Dubstep) sono quasi un omaggio e non una critica alla società. Per molti detrattori infatti, l’opera di Korine è concepita come un reportage, che vuol evidenziare il degrado delle nostre generazioni di giovani, screditandone quindi il valore. Ma il film è tutt’altro che critico, seppur rapportato ad una realtà apocalittica, esso è un’onesta analisi sull’incredibile realtà pop, anche nel suo mood più ostentato. I colori sgargianti quasi fluorescenti di un tramonto, ed un pezzo al piano suonato dal clamoroso James Franco in onore della “divina” e iconica Britney Spears. Sono scene clou, che nonostante tutto divertono il regista nel descrivere questa realtà, comprendendola e quasi ammirandone l’ambizione, dell’onesta presa di coscienza di ciò che siamo e di ciò che piace fare. Perché nell’apparente nulla, c’è così tanto splendore. Qualcosa che può essere compreso solo da chi rifugge l’indottrinamento esistenziale sullo status symbol, perché in Spring Breakers, non ci sono vincoli morali né ipocrisia. Lo Spring Break non è altro che il sogno di divertimento dei giovani durante le vacanze  per esorcizzare un reale che stanca, che pone  limiti. L’anarchica rappresentazione di una società in disfacimento che  riscopre i suoi valori solo nel momento in cui si razionalizza. Le quattro protagoniste sono autentiche ragazze che nel loro ingenuo sogno adolescenziale cercano di raggiungere il loro obiettivo, dal mero fine goliardico, con ogni mezzo. Il surreale diventa puro  contesto metaforico. Le chiamate ai parenti, per depistare l’accaduto, le scuse ai genitori, che le obbligano a mentire e  stravolgere i valori generali “famiglia, amore e lavoro” sono frutto di un’analisi fedele sulla quotidianità e la sua ipocrisia. L’indottrinamento religioso impostole in tenera età, frenerà i suoi istinti anarchici abbandonando le tanto fedeli amiche per tornarsene a casa, lontana dal suo sogno. La morale prende il sopravvento solo nel momento in cui qualcosa che probabilmente non siamo disposti a considerare va oltre il limite imposto che non corrisponde più al concreto. Ma Korine ci trasporta in una visione anarchica e gioiosa del sistema, considerando il vacuo come artistica forma rappresentativa, di una realtà tutt’altro che manchevole di valore.

A new review of Risekult Movie starts on general themes of man and his existential principles, a new project that aims to tell life in a purely personal way, in order to analyze a series of five films, for each topic, life and its distortion. An important issue and generic, the existence, represented in its apparent emptiness. A deconstruction of status symbols and recreation as the sole bulwark of ephemeral existence and contaminated by the imposition of those who probably can not conceive the real essence of this real, or at least, do not understand the absolute sense of it. Spring Breakers by Harmony Korine (2012) in competition for the Golden Lion for the Venice Film Festival is a film that first of all represent Society, that despised the hypocrisy of the new generations of mountaineers in search of the meaning of life in nature, one that seemingly should not have value, but only superficiality and destruction, one that does not depict the true essence of everyday life. The Korine’s film, tells the nothingness, the apocalyptic reality that winks to this new technology integration, making us carry in a dreamlike surrealism: a music video on MTV, like those from American rap: where the sex promiscuity and the not sense are taken up and chanted in slow motion, from the use of weapons of any type, of which there is ostentatious power. But the directorial talent of Korine, makes the idea, that the ostentatious paradox is not that much extreme and dilapidated, when compared to a reality like today. So the direction is anything but random and stereotypical, is lucid and conscientious on the subject matter. In fact, all that is reported is only “pure love” of the director. In its most radical sense. Korine is aware of it, and its distinctive feature is being an integral and careful observer. Those slow motions of  breasts exposed, or on alcoholic dances, with the background of Skrillex (known musical artist Dubstep) are almost a tribute and not a criticism of the society. For many detractors in fact, the work of Korine is conceived as a reportage, which wants to highlight the deterioration of our generations of young people, not considering its value. But the film is far from critical, albeit compared to an apocalyptic reality, it is an honest analysis of the incredible reality pop, even in its mood the most ostentatious. The bright colors of a sunset almost fluorescent, and a piece on piano played by the sensational James Franco in honor of the “divine” and iconic Britney Spears. They are highlight scenes, which nevertheless enjoy the director in describing this reality, understanding it and almost admiring the ambition, honesty awareness of who we are and what we like to do. Because in the apparent nothing, there’s so much splendor. Something that can be understood only by those who shun the existential indoctrination status symbol, because in Spring Breakers, there are no moral constraints or hypocrisy. Spring Break is nothing but the dream of young people having fun during their holidays to exorcise a real tiring, which places limits. The anarchic representation of a society in decay that rediscovers its values ​​only when  rationalized. The four protagonists are real girls in their naive teenage dream trying to achieve their goal, the mere fun order, by any means. The surreal becomes pure metaphorical context. Calls to relatives, to throw off the incident, apologizes to parents who force them to lie and distort the general values ​​”family, love and work” are the result of a faithful analysis of the everyday life and its hypocrisy. The religious indoctrination imposed at an early age, will slow its anarchic instincts abandoning so faithful friends to go home, away from her dream. Morality takes over only when something you probably are not willing to consider is going beyond the imposed limit that no longer corresponds to the concrete. But Korine takes us into an anarchic and joyful vision of the system, considering the vacuum as an artistic form of representation of a reality far from lacking in value.

AUTHOR: Andrea Dutto

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